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Mondadori
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Ha per artigli i ramponi sotto le scarpe d'alta quota, ha in mano le piccozze per mordere i pendii ghiacciati, le decine di gradi sottozero. È una tigre di alta montagna Nives Meroi, italiana, tra le pochissime donne al mondo ad avere scalato sette dei quattordici giganti che superano gli ottomila metri. Ho seguito per un po' la sua traccia, che in alto si perde dove non ho respiro. Lei scala senza bombole d'ossigeno e senza aiuto di portatori d'alta quota. Gioca pulito col mondo Nives Meroi la tigre, sopra i grattacieli di madre natura.
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Le montagne sono al loro posto da prima di noi e dureranno dopo la scomparsa della nostra specie. Di fronte alla loro consistenza si riconosce meglio la nostra friabilità. Molta rivelazione si svolge su alture. E allora si possono leggere le pagine della scrittura sacra con la bussola e l'aiuto di una cartina, ma senza la pretesa di farle coincidere. Ogni montagna in questo libro poggia sopra un suolo di parole ardenti. Gennaro Matino ed Erri De Luca raccontano distanze tra terra e cielo, tra creatore e creature. In un deserto o su alcune cime di montagna queste distanze si annullano.
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Napoli, estate del 1943. Il cielo non appartiene più alla città, ma ai bombardieri alleati. Estate di corse sudate ai ricoveri antiaerei, le catacombe del '900, secolo di aviazione. Nove persone si trovano a condividere fughe in uno scantinato. A luglio il fascismo collassa. In agosto le truppe alleate si avvicinano e a Napoli s'inasprisce l'occupazione tedesca. A settembre la resa dell'esercito italiano, rastrellamenti e deportazioni di uomini: la città sta nella tenaglia di due eserciti, uno dentro e uno fuori.